Entro il 2030, un’auto nuova venduta su tre sarà di un marchio cinese. E più di un marchio “classico” diventerà irrilevante

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04 luglio 2024
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Stati Uniti ed Europa, con i loro dazi, stanno cercando di posticipare ciò che sembra ormai ineluttabile: con il progressivo passaggio all’auto elettrica, la Cina è destinata a dominare il mondo dell’automotive.
di PASQUALE AGIZZA | 01 luglio 2024 12:17
C’è un tratto che accomuna le azioni dei vari governi in ambito automotive, ed è quello della lotta all’invasione delle auto prodotte in Cina. Stati Uniti, Unione Europea e Turchia sono già corse ai ripari, con l’imposizione di dazi che possono toccare anche il 100% del valore del veicolo, e sulla stessa strada sembra volersi muovere il Canada. Facile capire il perché: secondo gli analisti di AlixPartners, indipendentemente dai dazi entro il 2030 un’auto nuova venduta su tre sarà di un marchio cinese. E questo condannerà più di qualche marchio automobilistico storico all’irrilevanza.
“Le tradizionali case automobilistiche che prevedono di continuare a operare secondo i principi del business as usual, dovranno far fronte a quello che sarà più di un brusco risveglio. Continuando così sono dirette verso l’obsolescenza” scrive l’analista Andrew Bergbaum. “La rivoluzione in atto nel settore automobilistico globale è guidata dall’incredibile maturazione delle case automobilistiche cinesi” prosegue.
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Già oggi il 21% delle auto vendute è di un brand cinese. Nel 2030 si arriverà al 33%
Partiamo da un dato evidenziato da AlixPartners: anche se noi occidentali fatichiamo a rendercene conto, vista la scarsa penetrazione sul mercato, la rivoluzione cinese è già ben avviata. Già oggi, complice anche gli enormi numeri del mercato interno, un’auto venduta su cinque è di produzione cinese. In pratica, il 21% delle auto nuove vendute a livello globale è di un marchio cinese.
Questo valore, sempre secondo la società di analisi, è destinato fatalmente a crescere nei prossimi anni. Entro il 2030, si arriverà al 33% e, quindi, un’auto nuova su tre sarà di un marchio cinese. E se escludiamo dal novero l’enorme mercato interno, le vendite di auto di marchi cinesi aumenteranno comunque dall’attuale 3% al 13% in meno di sei anni.
Anche il settore auto parla ormai cinese: la Cina pronta a diventare il più grande esportatore mondiale
Un’egemonia visibile, già oggi, nell’importante settore delle esportazioni. Dopo anni di dominio, il Giappone ha abdicato al suo ruolo di più grande esportatore di auto del mondo. A favore, ovviamente, della Cina. In pochi anni la nazione asiatica ha superato Germania e Giappone appunto, avvicinandosi ai tre milioni di auto esportate l’anno.
I produttori cinesi sono avanti tecnologicamente, anche per ciò che riguarda la qualità
AlixPartners dà anche una sua chiave di lettura del perché il settore auto parlerà sempre più cinese. Da un lato abbiamo l’innovazione tecnologica, con le aziende cinese capaci di intercettare prima e con maggior forza la rivoluzione dettata dal passaggio alle auto elettriche. Si può dire che i produttori di auto cinesi, sovvenzionati fortemente dal governo, stanno investendo ormai da un decennio sulla tecnologia dell’elettrico, e questo li pone in netto vantaggio rispetto ai produttori occidentali.

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Il secondo punto a favore è quello relativo a manodopera e integrazione verticale. Al di là di ogni giudizio etico e politico, la manodopera cinese costa pochissimo rispetto a quella occidentale. E ogni azienda cinese punta a prodursi quanti più componenti possibile in casa, evitando il ricorso a fornitori esterni. È questa l’integrazione verticale, caratteristica in cui eccelle BYD in particolare.

Secondo le stime della società di consulenza, il combinato di manodopera economica ed esasperata integrazione verticale si traduce in un vantaggio economico in termini di costo del 35%. A parità di caratteristiche, dunque, un’elettrica prodotta in Cina costa il 35% in meno rispetto a un’elettrica prodotta in Occidente.
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Terzo punto di forza, i passi avanti in termini di qualità. Nel linguaggio comune, siamo abituati ad utilizzare il termine cinesata per indicare un prodotto di scarsissima qualità proveniente appunto dall’Oriente. Nel settore auto, però, non è così. AlixPartners elogia i costruttori cinesi, parlando di qualità costruttiva ormai a livello dei marchi occidentali. E sottolineando, anzi, come i costruttori cinesi siano più avanti in termini di tecnologia e design degli interni.

Infine, i produttori cinesi sono velocissimi nell’aggiornare le proprie auto. Rispetto ai marchi occidentali, che solitamente propongono un restyling dell’auto dopo tre anni e un nuovo modello dopo sei anni, la media dei produttori cinesi è di appena 18 mesi per un restyling. Stesso discorso per quanto riguarda gli aggiornamenti software, molto più veloci e continui.

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